500 mila euro per i danni alle ditte Tav

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Maurizio Tropeano – LaStampa
Promesso da tempo alla fine il sostegno pubblico alle imprese valsusine danneggiate da attacchi violenti per la loro partecipazione ai lavori della Torino-Lione è arrivato. Non si tratta di soldi cash, ma il mezzo milione stanziato ieri dalla giunta regionale servirà come fondo di garanzia, sotto la regia di Finpiemonte, per ottenere finanziamenti dalla banche come anticipazione degli indennizzi che deve erogare lo Stato, sostegno per investimenti, anticipi o sconto di ordini e fatture, operazioni finalizzate alla prosecuzione dell’attività aziendale.
L’assessore alle attività produttive, Giuseppina De Santis ha trovato le risorse grazie al recupero delle somme dei fondi europei 2000-2006 indebitamente percepite. A sbloccare la situazione delle risorse è stato l’intervento del presidente di Finpiemonte, Fabrizio Gatti che in questi mesi ha più volte le associazioni di categoria della valle. L’intervento della regione va incontro alle richieste degli imprenditori che hanno partecipato all’avvio del cantiere della Maddalena di Chiomonte e che hanno anche protestato contro la lentezza dello Stato. Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Trasporti del Senato, però lancia l’allarme: «Nonostante la creazione del fondo di garanzia c’è il rischio concreto che alcuni imprenditori che faticosamente hanno acquisito lavori con altri appalti falliscano per questo faccio appello alla saggezza dei curatori fallimentari».
La scelta della giunta di piazza Castello, però, è stata duramente contestata da Francesca Frediani, consigliera regionale del M5S che attacca quella che definisce la «doppia morale di Chiamparino e compagni». E cioè «che per le imprese “amiche” del Tav si trovino subito i soldi mentre per quelle colpite da calamità naturali, come le recenti alluvioni in basso Piemonte, si debbano aspettare anni se non decenni».
I grillini promettono battaglia in Consiglio regionale ma anche in parlamento dove il senatore Marco Scibona chiede chiarezza sull’ipervalutazione della quota di partecipazione in LTF nel bilancio Rfi da 500mila euro a 95milioni». E attacca: «Ci chiediamo quale sia lo scopo di questa ipervalutazione. Si vuole forse nascondere una copertura finanziaria inesistente? Si vuole speculare sui soldi pubblici? E’ ora di chiudere del tutto i rubinetti di denaro pubblico per le grandi opere inutili»

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