Uffici postali in montagna, ormai si tratta da fine marzo

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SONY DSCBruno Andolfatto – LaValsusa

Poste e piccoli centri montani, ora si tratta. Stando ad alcuni titoli apparsi in questi giorni sembrerebbe una novità assoluta. Così non è, visto che, in realtà la trattativa è in corso dal 25 marzo scorso. Anzi, da qualche giorno prima. Da quando cioè, i consiglieri regionali del gruppo trasversale “Amici della Montagna”, presieduto dal santantoninese Antonio Ferrentino ha convinto il direttore dell’area nord ovest di Poste Italiane, Alessandro Bianchi, a mettere nel cassetto il piano di riorganizzazione nazionale, a riconoscere le specificità del Piemonte, ad avviare una consultazione e una trattativa per cercare una soluzione. Già perché il piano previsto dalla direzione nazionale aveva tratti autenticamente draconiani. Tanto per fare qualche esempio centri come Claviere, Giaglione, Mattie, Gravere, Novalesa, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Sestriere sarebbero rimasti aperti soltanto tre giorni la settimana. Ipotesi messa nel freezer dopo l’intervento degli Amici della Montagna, appoggiato dai vertici della Re  one Piemonte e, in particolare, dal vice presidente Aldo Reschigna che sarebbe arrivato a minacciare una pioggia di ricorsi da parte della Regione Piemonte nel caso in cui Poste Italiane avesse insistito con quel piano. La trattativa ha preso ufficialmente il via mercoledì 25 marzo (vedi La Valsusa del 26 marzo scorso) a Palazzo Lascaris, in Regione, presenti Reschigna e numerosi consiglieri regionali oltre ai vertici delle poste Italiane del nord ovest (Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria). Incontro che si concludeva con la rassicurazione: anche se i livelli nazionali dell’azienda daranno il via libera alla razionalizzazione, in Piemonte non si procederà senza un confronto (e un accordo) con le istituzioni locali. Affermazione che dovrebbe valere anche nella seconda stesura del piano di riorganizzazione che i vertici nazionali di Poste Italiane hanno “partorito” negli ultimi giorni di aprile. Un piano su cui cui l’Uncem ha lanciato l’allarme: “Nel nuovo documento l’azienda prevede il recapito a giorni alterni  n oltre 900 Comuni piemontesi, senza peraltro elencarli”. Il parametro indicato sarebbe quello degli enti con densità di popolazione inferiore a 200 abitanti/kmq. Un criterio che farebbe rientrare in questo ambito anche comuni come Condove, con un vasto territorio montano scarsamente abitato e un concentrico decisamente più… popolato.  Minaccia contro cui si scaglia un documento dell’Unione Montana dei Comuni Valle Susa che, in una lettera di Sandro Plano inviata all’Agcom, “in nome e per conto dei suoi 22 Comuni, esprime la propria ferma contrarietà ai contenuti del Piano Industriale di poste italiane”. “Ma anche questo secondo piano di Poste Italiane nulla può contro il fatto che la trattativa è aperta e che la consultazione va avanti da fine marzo”, commenta il presidente del gruppo Amici della Montagna Antonio Ferrentino, che non commenta neppure la presa di posizione dell’Unione Valle Susa. “Stiamo girando il Piemonte in lungo e in largo, abbiamo fatto incontri in tutte le province a cui hanno partecipa  sindaci, direttori degli uffici postali, organizzazioni sindacali. L’ultimo incontro lo faremo nei prossimi giorni a Cuneo, dopo di che si aprirà la trattativa vera e propria con le Poste per trovare una soluzione piemontese. Mi pare strano che Plano e i sindaci valsusini non lo sappiano”. L’idea, prosegue Ferrentino, “è quella di cercare insieme una soluzione, aprendo un rapporto di collaborazione tra Comuni e Poste Italiane che preveda lo svolgimento in sinergia di alcuni servizi, come la tesoreria comunale, la telefonia mobile, la riscossione coattiva dei tributi (oggi affidata quasi sempre a Equitalia)”.
Funzionerà? Staremo a vedere.

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